Tuesday, January 13, 2009

LA PENOSA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA SPIRITUALE ( Parte 2 )

...La voce ufficiale della chiesa cattolica ha largamente considerato gli abusi sessuali del clero come una trasgressione morale e volontaria agli insegnamenti fondamentali in tema di sessualità umana. I recenti papi si sono riferiti ai chierici accusati come peccatori e all'abuso come peccato. Questo
approccio ha avuto un sostanziale impatto sulla risposta al chierico e alla vittima. In linea con la teologia cattolica sulla penitenza e sulla misericordia, il chierico colpevole è incoraggiato a riflettere sulla sua azione peccaminosa, a ricercare il perdono di Dio non ripetendo l'atto in futuro. Le vittime sono incoraggiate a perdonare chi ha abusato di loro. Questa enfasi irrealistica non è sull'abuso e sul suo potere distruttivo sulle vittime, ma su un immaginario futuro in cui l'abuso sessuale non sia causa di imbarazzo per la chiesa istituzionale. L'errore di considerare l'abuso del clero solo in termini di peccato risiede nel fatto che in tal modo viene sottaciuta la valenza criminale dell'atto.
Serve inoltre come distrazione dal criterio di responsabilità del soggetto, così come del sistema ecclesiastico che ha formato, legittimato e coperto l'abuso del chierico.



Evitando di andare oltre la dimensione morale dell'abuso sessuale, la leadership ecclesiastica ha fallito nel comprendere gli effetti complessi e subdoli degli abusi sulle vittime. [5] Nel recente passato non è inusuale che uomini di chiesa abbiano chiesto alle vittime di "lasciare il passato alle spalle e andare avanti". Questo atteggiamento è irrealistico e ingenuo dal momento che prevede che un pedofilo compulsivo o un efebofilo "si penta e non lo faccia più". I vescovi cattolici in generale hanno una scarsa consapevolezza della natura di questa disfunzione sessuale e ancor meno degli effetti devastanti dell'abuso sulle vittime. Prima del 1984 sembra che nessun gruppo di vescovi abbia mai sponsorizzato una formazione sugli effetti di un abuso. Tra il 1985 e il 2002 si sono tenuti numerosi seminari e conferenze negli Stati Uniti sul problema degli abusi sessuali del
clero. In molti di questi psichiatri e psicologi erano relatori, sebbene essi si limitassero a descrivere la patologia di chi abusava. Le discussioni ufficiali della chiesa sul benessere delle vittime sono state rarissime.
Storicamente non esiste documentazione sufficiente sul modo con cui gli ufficiali ecclesiastici abbiano gestito le vittime, ammesso che l'abbiano fatto. Uno studio italiano che risale al XVI secolo descrive come un giovane adolescente, vittima di un chierico, fosse stato punito per aver intrapreso atti sessuali illeciti, ma la punizione fu minima poiché gli atti erano avvenuti contro la sua volontà. [6] La premessa era che tutte le attività sessuali al di fuori del matrimonio fossero gravemente peccaminose e ogni attività sessuale prevedesse una seppur minimo assenso volontario. Oltre a considerare gli effetti sulle vittime dal punto di vista morale non c'è documentazione sufficiente che evidenzi una preoccupazione per l'impatto emotivo e spirituale dell'abuso compiuto da un chierico. Questa mancanza di attenzione ai bisogni delle vittime si è protratta fino ai tempi nostri.
Ad oggi non ci sono state iniziative sponsorizzate ufficialmente dalla chiesa cattolica, a partire dal Vaticano fino alle diocesi, che esplorino l'impatto dell'abuso sulle vittime e consentano di prevedere
strumenti efficaci per assisterle e sostenerle.

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